Acqua e siccità, la necessità di filtrare l’acqua

20 Luglio 2017
Siccità

Perchè i filtri durano meno

Tutti gli anni, con cadenza ormai quasi regolare nel periodo estivo, in molte zone d’Italia si presente il problema della siccità, con ripercussioni più o meno importanti sull’approvvigionamento idrico di acqua potabile.

La carenza di precipitazioni piovose incidono sulla disponibilità di acqua. Attività agricole intensive sono oggi estremamente voraci d’acqua necessaria per l’irrigazione; nella stessa misura si comportano gli allevamenti intensivi in batteria. Il fiume Po, che attraversa la pianura padana e riceve acqua dai suoi affluenti di destra e sinistra, in estate raggiunge livelli minimi proprio per questi prelievi forsennati su tutto il bacino idrico. I corpi idrici fluenti con regime torrentizio sono in genere asciutti durante l’estate, quindi praticamente inservibili.

La situazione si ripete ovunque in tutta la penisola Italiana, con particolare gravità nel sud Italia; in Puglia per esempio il prelievo dall’acquedotto principale determina una carenza generalizzata e in molte regioni l’acqua viene razionata.

Per far fronte alla penuria di acqua si ricorre all’utilizzo di fonti con una qualità sempre peggiore, che richiedono costi maggiori per la captazione e la potabilizzazione. Se in periodi “normali” l’acquedotto utilizza fonti di approvvigionamento che richiedono i costi di prelievo e di potabilizzazione più bassi possibili, in estate, in periodi di magra, può essere necessario ricorrere a fonti meno economiche, che presentano spesso anche problemi di potabilizzazione.

Alla fine la peggiore qualità di partenza si ripercuote sul consumatore, a cui arriva un prodotto qualitativamente inferiore. I problemi che si riscontrano maggiormente sono una variazione del gusto e delle qualità organolettiche in generale, oltre ad un aumento della torbidità.

Il gusto varia per l’aumento del cloro utilizzato come disinfettante e per la presenza di cianobatteri che danno all’acqua il classico odore di muffa (freschina). Le fioriture algali tipiche del periodo estivo sono responsabili anche della presenza nell’acqua di tossine, prodotte dal metabolismo di questi ceppi microbici. L’utilizzo stagionale di pozzi può comportare un aumento del particolato nell’acqua, del limo e della presenza di carica batterica. Come risolvere questi problemi?

I filtri a carbone attivo argentizzati sono un’ottima soluzione per risolvere il problema dell’alterazione del gusto, sia esso generato dal cloro o dalla presenza di sostanze estranee. La tecnologia pre-coat è sicuramente la migliore per garantire una qualità costante dell’acqua filtrata; questo avviene perché il carbone è sistemato su una maglia costante, priva di vie preferenziali e con una superficie a contatto con l’acqua molto più estesa rispetto alla tradizionale cartuccia in carbon block (superficie cartuccia 10” in carbon block = 500 cm2, una equivalente con tecnologia pre coat = 2600 cm2), ciò assicura maggior durata e un’efficacia di filtrazione superiore (soprattutto rispetto ai carboni estrusi spacciati per 0,5 micron). La presenza di argento impedisce la proliferazione batterica avendo questo metallo un potere batteriostatico.

Un tema più delicato, e di non facile soluzione, è legato alla torbidità generata dalla presenza di limo. I filtri, svolgendo la loro funzione di maglia micrometrica, si intasano con tempi e frequenza molto elevata. Quando questo non succede significa soltanto una cosa: se presenza di torbidità elevata il filtro non si intasa è perché non filtra niente (vedi carbon block dichiarati a 0,5 micron ma che nella realtà sono 15-20 micron).

La soluzione al problema della torbidità non è semplice. Dove il consumo è modesto il consiglio è di aumentare la frequenza di sostituzione delle cartucce pre-coat; dove invece il consumo è elevato, come nella ristorazione o nelle casette dell’acqua, è necessario affrontare il problema in maniera del tutto diversa.

Un metodo può essere la prefiltrazione meccanica ad imbuto, che altro non è che una serie di filtri a sedimenti posti prima del filtro vero e proprio. Si parte con una maglia grande per scendere via via di micronaggio, ad esempio 20 – 10 – 5 micron. Il consiglio è di utilizzare tazze trasparenti ed un manometro che indichi la caduta di pressione dovuta alle perdite di carico, in aumento con l’intasamento progressivo.

Questa soluzione allunga la vita del filtro e può essere migliorata con un filtro autopulente posto a monte, tuttavia dove è presente un limo sottile l’efficacia del sistema ad imbuto non è risolutiva. In questi casi è necessario impostare la filtrazione in maniera diversa.

Batteria di filtrazione

Una soluzione efficace, che rende l’acqua piacevole al gusto senza patire per eventuali intasamenti dovuti al limo sottile, è data dalla seguente soluzione tecnica: filtro sedimenti + GAC + filtro sedimenti + UV.
Il primo stadio è composto da una prefiltrazione del particolato con maglia grossolana (50 micron autopulente, 20 e 10 micron. Il secondo step è un filtro a Carbone Attivo Granulare (GAC), che deve essere di ottima qualità, con granulometria costante, possibilmente di noce di cocco. A valle un filtro del particolato a maglia fine (5 o 1 micron) per trattenere l’eventuale polvere di carbone, infine è d’obbligo un debatterizzatore UV, dimensionato in maniera corretta per la portata d’acqua richiesta.

Se il limo è presente in elevata concentrazione, tale da inficiare il buon funzionamento della batteria filtrante, può essere utile installare un prefiltro chiarificatore costituito da un letto di sabbia quarzifera con diversa granulometria, il dispositivo deve poter essere controlavato, con tempi e frequenze dettate dal livello di inquinamento, per mantenere in efficienza il chiarificatore.