Alluminio e acqua destinata al consumo umano

2 Febbraio 2017

Alluminio: aspetti tossicologici e presenza nelle acque

 

La tossicità

L’alluminio non svolge alcun un ruolo fisiologico importante, al contrario manifesta un’evidente tossicità per il sistema nervoso centrale con una capacità di accumulo ed una persistenza diffusa nell’organismo umano, anche se prevalentemente nel cervello, nelle ossa, nei reni, nei polmoni, nel fegato e nella tiroide. Nei soggetti con una regolare funzione renale l’alluminio viene normalmente escreto, ma nei casi in cui la funzionalità renale è ridotta questo metallo può accumularsi oltremisura nell’organismo, con pericolose conseguenze per la salute.

E’ evidente la correlazione tra elevate concentrazioni di alluminio nel corpo umano e l’insorgenza di patologie neurodegenerative, tuttavia per quanto riguarda il morbo di Alzheimer le ricerche scientifiche hanno prodotto risultati contrastanti e, ad oggi, sono inconcludenti; non è ancora chiaro infatti se l’accumulo di alluminio possa essere una conseguenza della malattia piuttosto che un agente causale. Un dato certo è che nel sangue e nel cervello dei pazienti affetti da Alzheimer e da sindrome di Down sono presenti livelli di alluminio molto alti.

 

Le fonti di assorbimento

L’esposizione umana totale nell’arco della vita all’elemento alluminio è enorme, dato che questo elemento può essere assorbito sia con la respirazione sia attraverso la pelle ne risulta che importanti fonti sono l’argilla naturale presente nel terreno e la polvere.

Un’altra fonte di assorbimento molto importante è l’alimentazione (la presenza di alluminio è diffusa, specialmente nei vegetali, le foglie del tè, il caffè, il latte ed alcuni vini).

La naturale presenza negli alimenti di origine animale dipende dal tipo di alimentazione (cibo e acqua) con cui si nutrono gli animali, mentre per i vegetali la presenza di questo elemento va ricercata nella natura del suolo e dell’acqua che vengono a contatto con la pianta. Sali di alluminio vengono utilizzati spesso negli alimenti trasformati e sono presenti anche in molti prodotti salati. Altre fonti di esposizione anche alcuni medicinali (ad esempio una compressa di Maalox contiene 200 mg di alluminio ossido idrato) e, soprattutto in passato, l’uso di pentole e utensili da cucina non smaltati fabbricati con questo metallo. La cessione di alluminio da parte di pentole e tegami in cui la cottura avviene per un certo periodo di tempo è notevole, ad esempio bollendo per 20 minuti dell’acqua in una pentola di alluminio si osserva una migrazione apprezzabile di questo elemento (alcuni mg/L).

L’assunzione giornaliera di alluminio con la dieta è compresa tra 2 e 5 mg.

 

L’alluminio nelle acque

L’alluminio è un elemento estremamente diffuso in natura, la sua presenza sulla crosta terrestre è circa 82 g per ogni kg di roccia, tuttavia la sua bassissima mobilità geochimica fa sì che la sua naturale presenza nelle acque sotterranee sia normalmente molto modesta (le concentrazioni riscontrate sono generalmente comprese tra 1 e 20 microg/litro), al contrario di altri elementi come l’arsenico e il boro, meno presenti ma molto più mobili. Ciò non autorizza a sottovalutare l’impatto sulla salute che può avere l’alluminio presente nelle acque, sembra infatti che la biodisponibilità di questo elemento attraverso l’acqua sia molto più elevata di quella derivante da altre fonti.

Recenti studi hanno evidenziato un effetto contrastante nell’assorbimento dell’alluminio dovuto alla silice, in particolare le ricerche hanno dimostrato che l’acqua con significative concentrazioni di silice favoriscono l’eliminazione dell’alluminio con le urine, con un miglioramento apprezzabile delle capacità cognitive delle persone affette da Alzheimer.

Per le acque minerali non è stato stabilito un valore limite in relazione alla scarsa presenza di questo elemento in tale matrice, mentre per le acque potabili il limite di 200 microg/litro è dovuto ai processi di potabilizzazione che prevedono, in molti casi, l’impiego di agenti flocculanti a base di alluminio. Sebbene quindi l’acqua non sia tra le principali fonti di alluminio ci sono casi in cui può essere opportuno o preferibile ridurre la concentrazione di questo elemento tossico, che non ha alcun beneficio per la fisiologia umana.

In ambito domestico questa operazione viene egregiamente svolta dagli apparecchi ad osmosi inversa (riduzione oltre il 90%) e dalle più semplici caraffe filtranti munite di resina a scambio ionico (riduzione oltre il 60%).

 

Limiti di concentrazione

La seguente tabella riporta i limiti di concentrazione previsti da alcuni importanti riferimenti normativi nazionali ed internazionali:

 

OMS[1] nessun limite stabilito
EPA[2] 50–200 mg/L
Direttiva 98/83[3] 200 mg/L
D.Lgs 31/2001[4] 200 mg/L
D.M. 29 dicembre 2003[5] nessun limite stabilito

 


[1] Organizzazione Mondiale della Sanità

[2] Agenzia per la Protezione Ambientale Americana – 50 è il valore limite consigliato e 200 quello imperativo

[3] Direttiva Europea riguardante la qualità delle acque destinate al consumo umano

[4] Decreto Legislativo nazionale, recepimento della Direttiva Europea 98/83

[5] Decreto Ministeriale riguardante la qualità delle acque minerali naturali