Venditori di frottole: come difendersi da Altroconsumo
La filtrazione domestica: una realtà emergente.
In merito all’articolo recentemente apparso su Altroconsumo (n.316 luglio-agosto 2017) riguardante la vendita di apparecchiature per filtrare l’acqua in ambito domestico, intendiamo fare alcune precisazioni circa le scorrettezze contenute nel testo (è possibile ricevere una copia dell’articolo su richiesta).
- Cominciamo dal titolo riportato in copertina: “Venditori di filtri: per convincerci a comprare un depuratore, ci fanno credere che nell’acqua di casa ci sia di tutto. Non caschiamoci”. Utilizzare titoli d’effetto è una tecnica di Altroconsumo, questa volta viene screditata tutta la categoria che opera nel settore del trattamento domestico dell’acqua potabile, i cui venditori vengono bollati come impostori, disposti a raccontare un sacco di frottole sull’acqua che beviamo pur di piazzare una vendita. Fare di tutta l’erba un fascio è sempre sbagliato, in questo caso il focalizzare l’attenzione su chi opera in maniera disonesta senza i dovuti distinguo ha penalizzato tutti i tecnici e gli installatori che lavorano con professionalità e nel rispetto delle regole per il miglioramento della qualità dell’acqua potabile
- Claudia Chiozzotto, esperto di Altroconsumo in materia di acqua e ambiente, spiega che solo in presenza di contaminanti nell’acqua (es. PFAS, cromo esavalente, arsenico, ecc) può rivelarsi utile un impianto domestico di filtraggio. Ebbene la realtà è un po’ diversa. La stragrande maggioranza degli italiani che utilizza un dispositivo di trattamento a casa propria lo fa per migliorare le qualità organolettiche dell’acqua del rubinetto, che troppo spesso sa di cloro o di altri retrogusti, imputabili ai residui dei trattamenti di potabilizzazione, oltre all’alterazione qualitativa che può avvenire nel tratto domestico (dal contatore al rubinetto). Tutti i dispositivi di trattamento dell’acqua applicabili in ambito domestico devono rispondere al D.M. 25/2012, il quale precisa che il campo di applicazione di queste tecnologie è l’acqua già potabile (D.Lgs 31/2001), che può essere migliorata nei caratteri organolettici come odore, sapore, oltre alla refrigerazione e gasatura. Nel caso si modifichino parametri chimico fisici è obbligatorio indicare in quale misura questo avviene. La nostra esperta dice fesserie grosse quando lascia intendere che i dispositivi sono utili quando hanno la funzione di potabilizzare l’acqua per la presenza di inquinanti particolari. I sistemi al punto d’uso hanno la funzione di migliorare l’acqua già potabile come afferma in maniera perentoria il Dm25-2012
Nel caso di acque pesantemente contaminate da elementi indesiderabili i normali “filtri” vanno dimensionati con diversi accorgimenti, così come la loro gestione (frequenza di sostituzione e smaltimento).
In alcune zone del nostro paese il residuo fisso, nonostante l’acqua abbia il valore legale di potabilità, è estremamente elevato. Un impianto ad osmosi inversa può essere utile o addirittura necessario. - In merito alle “analisi in 7 mosse”, va precisato che un campionamento mal fatto può inficiare il risultato, inoltre questa tecnica NON può essere applicata per l’analisi microbiologica. E’ un’operazione di marketing al pari dei furbetti che vorrebbero mettere alla berlina
Fare analisi come trattare l’acqua al punto d’uso è una cosa seria non fatevi ingannare dai professionisti dello “spavento”
Non facciamoci ingannare da titoli d’effetto. Sono molte le aziende del settore trattamento acque attive nella ricerca normativa e tecnica, attraverso convegni, giornate di studio e pubblicazioni, a stretto contatto con il Ministero della Salute. Un impegno continuo da parte di molti, per garantire una sempre maggiore qualità dei prodotti e degli impianti, conformemente a quanto previsto dalla legislazione vigente. Da ultimo rimarchiamo che esistono associazioni di categoria proprie del settore, AMITAP – Aqua Italia – AIAQ che da anni lavorano a stretto contatto con il Ministero della Salute e con le autorità preposte alla vigilanza sanitaria. Pperché non sono state interpellate da Altroconsumo?