Legionella e trattamento al punto d’uso
Nell’Unione europea, secondo l’OMS, tra tutti gli agenti patogeni presenti nell’acqua, “i batteri del genere Legionella causano il maggior onere sotto il profilo sanitario”. Le patologie che derivano dall’infezione con questi batteri sono chiamate legionellosi: hanno diverse forme di morbosità di cui la più grave è la polmonite da Legionella pneumophila, che ha un elevato tasso di mortalità. Questi batteri vivono e proliferano negli ambienti acquatici naturali e possono trasferirsi facilmente alle acque condottate della rete urbana e agli impianti idrici degli edifici, alle piscine ed alle fontane.
La presenza di legionella nella rete non indica una cattiva gestione dell’impianto perché fa parte della normale popolazione microbica delle reti idriche: in un recente studio, che ha utilizzato moderne tecniche molecolari molto sensibili, il materiale genetico di Legionella è stato riscontrato nel 50% dei campioni di acqua fredda.
Il contagio
Il contagio avviene nell’uomo per via respiratoria, mediante inalazione o, raramente, per aspirazione, mentre per ingestione o per contatto, anche su cute lesa, non c’è alcun pericolo e le fonti di infezione sono rappresentate da tutte quelle componenti terminali delle condotte idriche dell’acqua calda che possano generare, sotto pressione, un minuscolo aerosol acquoso atto a raggiungere gli alveoli polmonari (sono i diffusori o “soffioni” delle docce, i rubinetti con frangi flusso, gli idromassaggi, i nebulizzatori e i sistemi di umidificazione, le torri di raffreddamento dei condizionatori, ecc..).
Ovviamente, perché questo pericolo esista, devono essersi formate colonie batteriche nell’impianto idrico, e questo accade soprattutto per il ristagno dell’acqua, nei filtri, nelle tubazioni morte, nei giunti con delle rugosità o dove ci siano depositi di calcare sui quali si forma biofilm che alimenta la proliferazione. Inoltre, la Legionella è resistente al cloro, alle concentrazioni normalmente utilizzate per l’acqua potabile, e prolifera per ristagno nell’acqua calda tra i 25 e i 50 °C.
Le norme di riferimento
Il recente Dlgs 18/2023 ha introdotto una serie di obblighi e raccomandazioni per quanto riguarda la prevenzione e il controllo della contaminazione da Legionella, specialmente nelle strutture sanitarie, ma anche nelle strutture alberghiere, caserme e istituti penitenziari, stazioni e aeroporti, strutture sportive, campeggi, palestre, scuole dotate di impianti sportivi e altre strutture ad uso collettivo. Tralasciando le prescrizioni per le strutture sanitarie, che sono molto stringenti e prevedono la predisposizione di un Piano di Sicurezza dell’acqua attuato da un team multidisciplinare, in tutti gli altri casi è previsto un piano di autocontrollo con un controllo minimo di Legionella e Legionella pneumophila.
La Ristorazione di fronte al problema Legionella
Questo vuol dire che, per quanto riguarda i locali HORECA, basterà integrare il piano HACCP, con l’indicazione che l’OSA nomina sé stesso, o chi per lui, Gestore Idrico della Distribuzione Interna (GIDI) che sarà responsabile della valutazione del rischio di contaminazione da legionella (per es. nel caso che esistano spogliatoi con docce per il personale, o che nel locale esista un impianto di nebulizzazione o fontane decorative, ecc.).
Per le altre strutture ?
Per tutte le altre strutture, pubbliche o private, strutture ricettive alberghiere, istituti penitenziari, navi, stazioni, aeroporti, caserme, istituti di istruzione dotati di strutture sportive, campeggi, palestre e centri sportivi, fitness e benessere (SPA e wellness), altre strutture ad uso collettivo (es. stabilimenti balneari), sarà obbligatorio implementare un piano di autocontrollo degli impianti idrici interni, eventualmente incorporato nei documenti di analisi di rischio finalizzati alla prevenzione sanitaria (es. documento di valutazione dei rischi ai sensi del D.lgs. 81/08, con controllo minimo relativo a Legionella e Legionella pneumophila.
In caso di contaminazione batterica grave, sono necessari interventi specifici che devono essere effettuati da personale qualificato in accordo con le Linee guida del Ministero della salute del 2015.
Trattamento acqua e Legionella
Per quanto riguarda l’acqua erogata da impianti di trattamento, sia l’osmosi inversa che la microfiltrazione e l’ultrafiltrazione rappresentano una valida barriera di protezione dalla contaminazione: il batterio, infatti, è a forma di bastoncello e misura da 0,3 a 0,9 µm di diametro e da 1,5 a 5 µm di lunghezza. Per questo motivo, e considerando anche che l’acqua erogata dagli impianti di trattamento, viene utilizzata prevalentemente per bere e per altri scopi alimentari, il rischio di contaminazione da Legionella è molto basso e la normativa non prevede la su ricerca nelle analisi di routine che vengono effettuate sull’acqua trattata. Tra l’altro va sottolineato che la ricerca di un’eventuale contaminazione da Legionella in un impianto idrico comporta una procedura analitica relativamente semplice e che viene ad oggi effettuata da quasi tutti i laboratori chimici ambientali. Invece la ricerca della specie pneumophila richiede attrezzature, professionalità e costi molto elevati ed è sempre consigliato rivolgersi ai laboratori regionali di riferimento per la legionellosi il cui elenco è allegato alle Linee guida del Ministero della Salute del 2015, attualmente in corso di revisione.
Roma Gennaio 2025
dott.ssa ROSSELLA COLAGROSSI drinking water law senior consultant
Viale Alessandro Magno, n. 251 – 00124 Roma
colagrossirossella@gmail.com pec: rossellacolagrossi@postecertifica.it