Punti di forza e limiti del filtro Pre-Coat

27 Luglio 2020

Il filtro pre-coat per il trattamento dell’acqua potabile fu sviluppato da Everpure oltre 50 anni fa su indicazione del gigante Coca Cola.  La specifica di allora era di un sistema semplice ed efficace che potesse trattare importanti volumi d’acqua.

Il sistema, semplice nella sua concezione ma non banale nella sua realizzazione, prevede una doppia membrana a tasca e un contenitore con polvere di carbone in continuo movimento nell’acqua, con grande superficie di contatto. Parte della polvere si deposita sulla superficie esterna della membrana, che la trattiene impedendo che vada in circolo. Nello stesso tempo la superficie della membrana carica di polvere di carbone svolge funzione filtrante non solo meccanica, ma anche chimico fisica adsorbendo le sostanze indesiderate.

Il sistema pre-coat, è stato via via adottato da diverse aziende produttrici proprio per la sua efficacia ed il grande volume d’acqua trattato. I filtri pre-coat hanno una grande superficie filtrante e riescono ad operare per lungo tempo anche dove l’acqua presenta una certa torbidità.

La portata d’acqua, ossia i litri al minuto, dipendono dalla qualità dell’acqua in ingresso e dalla qualità in uscita. I filtri a carbone attivo sono impegnati sull’acqua già potabile principalmente per la rimozione delle cloro copertura, vale a dire per togliere odore e gusto dei prodotti di disinfezione utilizzati. Quando leggiamo che un filtro ammette una portata massima di 2 litri al minuto significa che la sua capacità adsorbente del cloro è stata calcolata con una efficacia del 98% su di una concentrazione di 2 ppm di cloro libero. Ovvio che se la concentrazione presente nell’acqua di rete è inferiore, la portata, ossia litri al minuto, può essere maggiore. Ecco perché i filtri Everpure, così come i Water Pro AG hanno indicato un valore  di portata conservativo, ma “reggono” portate decisamente maggiori.  In Italia è assai raro trovare una concentrazione superiore ai 0,2 ppm.  Questo significa che i filtri possono lavorare anche con portate maggiori a patto che….

Fare attenzione all’applicazione del Pre Coat

Il filtro pre-coat ha una ampia applicazione e presenta qualche punto debole che bisogna conoscere. I filtri hanno una porosità reale, se così non fosse avremmo polvere di carbone in circolo. Quando dichiarano 0,5 micron,  devono essere effettivamente 0.5 micron. Altrimenti non funzionano.  Al contrario i filtri a carbon block possono dichiarare anche valori fantasiosi ( …. e ci fermiamo qua…) senza che il sistema filtrante mostri in maniera evidente il non funzionamento. Questo comporta che per acque particolari, con un carico di materia in sospensione gravoso, o estremamente fine, la membrana del filtro non regge e si occlude, ossia si tappa.

Questo avviene in alcuni casi noti, ad esempio vecchi addolcitori a monte, o acqua carica di limo, un fango molto fine.. ecc..

I filtri pre-coat devono necessariamente lavorare in posizione verticale, cosicché il flusso dell’acqua in ingresso crea la turbolenza necessaria per  garantire un’omogenea diffusione del carbone all’interno del filtro.

Un altro punto critico del filtro pre-coat  riguarda il suo impiego dove vi è carenza d’acqua con una pompa aspirante posta a valle del filtro. Immaginiamo un filtro posto nella ristorazione, come sistema di filtrazione di un erogatore d’acqua frizzante. Se questo impianto ha una grande capacità produttiva avrà sicuramente una pompa robusta (300-400 l/h) che chiama acqua per riempire il saturatore.  In mancanza d’acqua a monte (tante utenze contemporanee, regime estivo con poca acqua etc..)  l’aspirazione a valle determina un schiacciamento della tasca interna del filtro, e quindi ad un blocco momentaneo del flusso. Questo blocco momentaneo cessa con l’azione aspirante (e i tecnici diventano pazzi a cercarne la causa..) In casi estremi abbiamo la rottura della tasca con fuoriuscita della polvere di carbone.

Questo è uno dei motivi per il quale i filtri pre-coat non possono essere utilizzati come pre-filtrazione negli impianti ad osmosi inversa a produzione diretta. Il grosso volume di acqua richiesto dalla pompa che aspira e spinge sulle membrane osmotiche tende a schiacciare e occludere la tasca del pre-coat.