La famosa certificazione “Accredia” …
Spesso veniamo interpellati con la richiesta di avere depuratori o erogatori d’acqua con la certificazione “Accredia“. La domanda è mal posta ecco perchè.
Premesso che non esiste una certificazione “Accredia”, esiste invece la necessità di avere certezza dei materiali a contatto con gli alimenti e con l’acqua destinata la consumo umano. Depuratori, erogatori, frigogasatori devono essere conformi al DM174.
La certezza viene fornita dal produttore o importatore (equiparato a produttore se extra UE) attraverso dichiarazioni di conformità rilasciate a seguito di evidenza scientifica.
L’evidenza scientifica è legata al materiale a contatto e quindi alla sua composizione. Per alcuni materiali non è necessario procedere a test, mentre per altri è necessario rivolgersi ad un laboratorio che deve essere riconosciuto da Accredia, ossia l’ente Statale che verifica e accredita le strutture di analisi e i metodi di prova utilizzati.
E’ anche vero che in Italia, essendo ad oggi ancora in vigore il DM 174 è sufficiente una dichiarazione di conformità emessa dal produttore/importatore per poter operare.
Le autorità di vigilanza e controllo a loro volta hanno facoltà di chiedere sulla base di quali documenti ed analisi sono state emesse queste dichiarazioni. In WTS, materiali extra UE come membrane, filtri, rubinetti vengono testati presso laboratori riconosciuti da Accredia.
Le strutture che operano con il credito al consumo non la pensano così, vediamo perchè:
Il codice del consumo legge 205 del 2006 stabilisce che la vendita è nulla se non sono presenti le dichiarazioni di conformità. Succede spesso che il cliente/consumatore per recedere in maniera forzata da un acquisto incauto, utilizzi questa strada per recedere dal contratto.
Se la vendita è nulla, anche un eventuale finanziamento di credito al consumo decade.
Capita non di rado di vedere dichiarazioni di conformità “fantasiose”, una delle tante: debatterizzatori a UV in acciaio inox AISI 304, conformi perchè non rilasciano piombo….
Ecco perchè le società di finanziamento si cautelano chiedendo alla ditta venditrice di fornire una certificazione di un ente terzo riconosciuto da Accredia. Quindi, per loro, per accettare di erogare un finanziamento al consumo, non basta un semplice laboratorio che emetta singole analisi su ogni singolo componente, ma serve una validazione del prodotto nella sua completezza.
La richiesta delle finanziarie è del tutto lecita
Essendo il finanziamento stesso un accordo tra le parti, l’istituto di credito al consumo ha tutta la facoltà di chiedere a tutela dei suoi interessi, condizioni aggiuntive e supplementari per accettare il finanziamento di un bene terzo.
Ossia, in presenza di una dichiarazione di conformità emessa dal produttore, il prodotto ha tutti i requisiti per essere sul mercato italiano, mentre è nel diritto della finanziaria concedere il finanziamento al consumo solo in presenza di una validazione da parte di un laboratorio terzo a sua volta accreditato da Accredia.