Acqua potabile e cloro, un parametro con limite indiretto
La presenza di cloro nell’acqua potabile è un fatto evidente, che purtroppo rovina il piacere di bere. Nell’acqua di rete non è solo il cloro a peggiorare la qualità organolettica, influiscono le tubazioni, i serbatoi, la rete distributiva in generale, ma il cloro e i suoi composti sono una delle cause principali ed è per questo che parecchi sistemi di filtrazione hanno come scopo la rimozione di questo fastidioso inquinante. Anche se…
Perchè si aggiunge il cloro all’acqua di rete ?
Sicuramente non per cattiveria o perfidia a favore delle acque confezionate. Vi è la necessità di preservare e mantenere sana l’acqua all’interno della rete distributiva. L’acqua che entra nelle case attraverso le tubazioni degli acquedotti, può avere origini diverse; da un bacino di captazione, da pozzi che pescano nella falda freatica o ancora dall’acqua fluente di un fiume o torrente.
A seconda dell’orgine, i trattamenti per garantire un’acqua potabile sono diversi ma garantiscono tutti l’assenza di carica batterica, se non in tracce minimali. Questi trattamenti in diversi casi impiegano dosi massicce di cloro sotto forma di ipoclorito o biossido, cloro che viene rimosso con appositi filtri prima dell’immissione nella rete distributiva.
La seconda aggiunta di cloro
Sempre prima dell’immissione nella rete distributiva, con un’acqua ormai praticamente priva di cloro, ne viene aggiunta una quantità precisa per evitare fenomeni di ricrescita. Le tracce minimali di cui parlavamo sopra non presentano rischi sanitari sempre che non siano punti di innesco per fenomeni di ricrescita.
Il sapore e le tracce di cloro che il consumatore ha da sentire mentre beve l’acqua del rubinetto sono dovute quindi ad una cloro-copertura, ossia ad un dosaggio sempre sotto froma di ipoclorito o biossido che protegge l’acqua da rischi di crescita microbiologica.
Questo rischio di riscrescita è influenzato da eventi meteorici o da situazione climatiche particolari. Un bacino idrico che riceve acqua a seguito di piogge torrenziali intense necessiterà di un trattamento più robusto ed impegantivo e non è detto che per evitare i fenomeni ri ricrescita non sia necessario aumentare il dosaggio di cloro.
Il rischio di epidemie idrodiffuse
Nel mondo occidentale, la cura della qualità dell’acqua di rete ha fatto passi da giganti negli ultimi 150 anni. Le infrastrutture e i controlli posti in essere danno hanno creato una situazione di vigile fiducia nell’acqua di rete. Esistono ancora piccoli acquedotti in cui la dimensione è tale da non poter implementare processi di trattamento con basso rischio. L’utilizzo dei composti a base di cloro sia come disinfettante primario che come cloro copertura è una garanzia contro il rischio di insorgere di epidemie dove virus, batteri e microrganismi in generale sono veicolati dall’acqua.
Cloro e OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solo per i paesi in via di sviluppo, ma anche per i paesi occidentali ritiene prioritaria l’azione contro il rischio di epdidemia idrodiffusa, piuttosto che intervenire e normare un parametro che comunque porta rischi per la salute.
La scelta dell’OMS è ragionata e con un solido fondamento. Pensiamo a paesi dove la rete distributiva dell’acqua potabile non ha standard adeguati, in pochissimo tempo si potrebbero creare situazioni disastrose. Ecco perchè l’inidicazione prioritaria da controllare sono i parametri micorbiologici, e per per contenerli a volte è necessario fare ricorso a dosi massicce di cloro.
I rischi del cloro, i sottoprodotti di disinfezione
In passato abbiamo già scritto in merito, e per una lettura approfondita rimandiamo all’argomento sul nostro sito , quello che ci preme sottolineare è l’attenzione del legislatore italiano ed europeo su questo tema. Con il nuovo – ormai ha più di un anno – decreto legislativo 18 del 2023 non vi è stata una particolare variazione sul limite di parametro, solo per il clorito, il valore è stato abbassato a 0,25 mg/l ( valore da raggiungere entro il 2026) sempre che non sia utilizzato il biossido di cloro, in tal caso il limite rimante invariato a 700 microgrammi- litro, ossia 0.7 mg/litro
I rischi della rimozione della cloro-copertura
I sistemi di filtrazione che vengono utilizzati per migliorare le caratteristiche organolettiche dell’acqua di rete, agiscono rimuovendo la cloro copertura. E importantissimo che tali dispositivi tengano conto di eventuali fenomeni di ricrescita microbiologica e abbiamo le soluzione adeguate per ridurre il rischio, ad esempio con sistemi a membrane cave o carbone impregnato di ioni d’argento. Nello stesso tempo ricordiamo come sempre la necessaria manutenzione periodica, di lavaggio e sostituzione delle parti di consumo.