Quando basterebbe un filtro per proteggere i nostri militari
Quando basterebbe un filtro per proteggere i nostri militari
Il 5 Luglio 2017 “Il Fatto Quotidiano” ha pubblicato questo articolo, riportando la denuncia effettuata dal tenente colonnello e medico militare Enzo Lettieri dinnanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito.
Lettieri ha sostenuto che, secondo alcuni rilievi effettuati nel 2015, i militari dell’esercito italiano presenti in Kosovo avrebbero consumato acque minerali contenenti bromato almeno fino al 2016.
L’acqua naturale “Dea” che in quel periodo fu servita e venduta presso la base Film City di Pristina è stata effettivamente ritirata dal mercato, mentre risulta ancora in commercio quella frizzante.
La notizia ha prevedibilmente riportato l’attenzione sulla tutela della salute dei nostri militari all’estero, facendo emergere la frequente mancanza di valutazione dei rischi, che impedisce ogni intervento di prevenzione.
Che cos’è il bromato
Il bromato è un agente cancerogeno classificato di classe 2B che si forma quando l’acqua contenente bromuro viene trattata con l’ozono.
Il limite massimo di concentrazione nelle acque potabili stabilito dalla legge è di 10 microg/L, mentre per le acque minerali scende addirittura a 3.
I rilievi effettuati sulle acque consumate dall’esercito in Kosovo avrebbero evidenziato una concentrazione di gran lunga superiore, che andrebbe dai 65 ai 97 microg/L.
Un problema grave, con una soluzione relativamente semplice
La presenza di sostanze cancerogene nell’acqua che beviamo è un problema grave, che spesso tendiamo a considerare impossibile da risolvere.
Alla prova dei fatti esistono tuttavia situazioni nelle quali, previa una precisa valutazione della composizione chimica dell’acqua, possiamo efficacemente intervenire per tutelare la nostra salute.
Nel caso del bromato esistono ad esempio rimedi che possono abbassarne la concentrazione fino a rientrare nei limiti di legge.
Fermo restando che le tecniche preventive, quelle mirate alla non formazione del bromato, sono senz’altro le più efficaci (rimozione del precursore bromuro, controllo del trattamento di ozonazione, ecc), è comunque possibile ridurlo anche una volta formato:
- In ambito acquedottistico e nell’industria dell’imbottigliamento con post trattamento di coagulazione/flocculazione e riduzione chimica con dosaggio di ione Fe2+
- In ambito domestico mediante filtri a carbone attivo con rese variabili 40-60%.
Qualora i fatti fossero confermati, l’esistenza di soluzioni per risolvere il problema con efficacia non può far altro che rendere ancor più amara una vicenda di grave disattenzione verso la salute dei nostri uomini.