Acqua di pozzo domestica

Estrapolando i dati dell’ultimo rapporto nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità del 2024, si può stimare che in Italia circa 10 milioni di abitanti residenti non sono serviti da una rete acquedottistica ed utilizzano sistemi privati di approvvigionamento idrico, per la maggior parte pozzi e sorgenti a scopo potabile.
Spesso siamo interpellati su come procedere per essere “sicuri” utilizzando sistemi domestici, purtroppo non è possibile o meglio non esistono sitemi “sicuri” che a prescidere della qualità di entrata dell’acqua garantiscano la potabilità. Qui a seguire un breve inquadramento del tema
Normativa
La disciplina giuridica relativa all’utilizzo di acqua di pozzo è delineata dal Regio Decreto n. 1775 dell’11 dicembre 1933, ancora vigente pur con numerose modifiche apportate nel corso degli anni, con svariati provvedimenti, tra cui il principale è il Dlgs 152/2006 “Codice dell’ambiente”.
Per le norme tecniche di attuazione si deve far riferimento al decreto Ministero della Sanità 26 marzo 1991, mentre, per gli aspetti amministrativi, la materia è di competenza delle Regioni e Provincie Autonome che, a loro volta, ma non tutte, hanno sviluppato programmi integrativi per la vigilanza, i controlli e tutte le indicazioni per le concessioni all’attingimento di acqua da pozzi nelle zone demaniali e private, in funzione delle disposizioni inserite nei Piani di Tutela delle Acque dei singoli territori.
Tralasciando qui tutte le disposizioni relative all’utilizzo dei pozzi da parte dei gestori idrici, i pozzi privati e le piccole derivazioni devono essere autorizzati dalle autorità locali con specifica concessione che ne indichi: l’uso potabile o irriguo o zootecnico o industriale, e il relativo volume annuo, seguendo le procedure richieste dalle singole normative regionali per quanto concerne la qualità dell’acqua e per quanto riguarda le opere idrauliche, ingegneristiche e costruttive dei pozzi.
POZZI AD USO DOMESTICO NON POTABILE
L’utilizzo di acqua prelevata da pozzi per uso domestico può essere consentito solo nei casi di dimostrata impossibilità di allacciamento alla rete del gestore idrico e viene definito tale solo se riguarda il diretto proprietario del fondo e la sua famiglia, compresa l’irrigazione di orti e giardini personali e l’abbeveraggio del bestiame.
Per questi pozzi non è dovuto alcun contributo demaniale per l’acqua ma è obbligatorio il misuratore volumetrico dell’acqua emunta e l’approvazione delle opere edili.
Non possono essere denunciati ad uso domestico i pozzi utilizzati per es. da condominii, aziende agricole, società turistiche, sportive,
I prodotti dell’orto e il bestiame per i quali viene usata l’acqua di pozzo non devono essere destinati alla vendita. In questi casi, trattandosi, dunque, di un utilizzo strettamente personale e non potabile sotto la responsabilità univoca del titolare, le norme non fanno alcun riferimento alla qualità dell’acqua il cui uso è lasciato al libero arbitrio del proprietario.
POZZI AD USO DOMESTICO POTABILE
Le procedure necessarie alla valutazione dell’idoneità dell’opera di presa e della qualità dell’acqua per l’eventuale utilizzo a scopo potabile, richiedono l’intervento di un esperto quest’ultimo potrà avvalersi di quando indicato nell’Allegato I del decreto ministeriale del 26/03/1991
Numero prelievi minimi per emettere un giudizio di potabilità
La qualità dell’acqua deve essere analizzata con una serie di prelievi, minimo 4, per la durata di un anno per definire la “fisionomia” del corpo idrico, con campioni prelevati ogni stagione, per conoscere le variazioni legate alle diverse condizioni meteoriche e le eventuali contaminazioni da insediamenti agricoli o zootecnici o industriali presenti nei territori circostanti. Le ricerche analitiche devono essere indirizzate ai parametri microbiologici, chimico-fisici e indicatori del Dlgs 18/2023, tenendo conto di poter escludere quei parametri, di origine antropica o derivati da trattamento e distribuzione, che è improbabile siano presenti.
Quali sostanze e quali parametri devono essere ricercati
Per questo scopo si allega una tabella, tratta dalla “comunicazione sui parametri” del sito del CeNSiA a cura del dott. Luca Lucentini, di tutti parametri con l’indicazione della loro origine e, di conseguenza, delle cause della presenza dell’acqua.
Nelle ricerche analitiche da effettuare sui campioni dell’acqua di pozzo si potranno indicare solo i parametri di origine naturale e quelli antropici per i quali esiste un fondato motivo di sospettarne la presenza.
Soltanto dopo lo studio accurato delle analisi sarà possibile avere elementi per valutare la necessità o meno di un trattamento di potabilizzazione e/o disinfezione e il tipo di trattamento da effettuare, senza dimenticare successivamente un’attenta analisi dell’impianto di distribuzione fino al punto d’uso.




