Il campionamento dell’acqua potabile al punto d’uso, come farlo

1 Ottobre 2019

Nella precedente newsletter abbiamo analizzato il tema della frequenza dei campionamenti e gli obblighi di legge.  In questo articolo diamo alcune indicazioni pratiche su come eseguire il campionamento microbiologico per evitare rischi ed anomalie di lettura.

Quando andiamo a fare le analisi chimiche e microbiologiche di un erogatore d’acqua potabile trattata ci interessa monitorare l’efficacia dell’impianto e la qualità dell’acqua erogata.   Sono due concetti leggermente diversi ed solo in parte sovrapponibili.  Può capitare che l’acqua in uscita pur mantenendo un carattere di potabilità abbia una qualità inferiore all’acqua in ingresso, e questo non va bene.

Controllare l’acqua in ingresso nell’impianto è sempre consigliato, per poter confrontare i valori dell’acqua in uscita e ragionare su possibili devianze.  La legge indica la necessità di un punto di prelievo a monte del sistema di trattamento. Questo obbligo è inteso per tutti gli impianti centralizzati, in cui sarebbe impossibile spillare dell’acqua di rete non trattata.  Nel caso di un Ristorante o di una situazione domestica, infinito sono i punti di prelievo dell’acqua di rete.

Il campionamento, per essere certo deve rispondere ad una serie di precauzione che andiamo a vedere poco più avanti.  E’ da chiarire che per avere un valore legale, non basta eseguire in maniera corretta tutte le manovre, ma deve essere una persona qualificata con i requisiti di legge a fare sia il prelievo che le analisi.

Il valore legale è richiesto in caso di contenzioso, mentre nell’opera di monitoraggio dell’impianto, lo scopo e controllare e monitorare l’andamento del trattamento dell’acqua potabile, chiunque può quindi procedere al campionamento (sempre che rispetti le corrette procedure)

Capita spesso che le analisi microbiologiche presentino valori leggermente divergenti rispetto ai requisiti di potabilità, questo spesso è dovuto ad una cattiva procedura di prelievo.

La pulizia dei punti di prelievo per un campionamento

Gli aereatori finali di un impianto così come i beccucci di erogazione e i rubinetti di spillatura sono le parti più esposte agli agenti esterni.  Aria, vapore acqueo, sono i vettori di una contaminazione.  Il contatto accidentale con oggetti non sterili o con la mani sono un altro fattore di inquinamento microbiologico, che può essere ininfluente sulla qualità dell’acqua erogata.

Il punto di prelievo deve essere quindi tassativamente pulito e sterilizzato. E’ opportuno procedere con disinfezione a mezzo di una soluzione di ipoclorito di sodio al 10%, lasciando agire il disinfettante per qualche minuto, per poi procedere con risciacquo abbonate.  Il procedimento di flambatura, ossia l’utilizzo di una fiamma per sterilizzare, è indicato solo per rubinetti e ugelli metallici e  non sostituisce comunque la disinfezione e sterilizzazione chimica del punto di prelievo che deve essere comunque fatta.

Il prelievo dell’acqua da analizzare deve essere fatta facendo scorrere  per 1-3 minuti l’acqua con flusso costante prima di procedere al campionamento.

I contenitori da utilizzare per il prelievo devono essere sterili e manipolati con cura, una volta parti non ci deve essere contatto alcuno tra l’interno (tappo compreso) e il mondo esterno.   Per il campionamento dell’acqua di rete a monte del sistema di filtrazione, se presente un cloro copertura, è necessario l’utilizzo di una sostanza che neutralizzi l’azione battericida del cloro libero e combinato.   Generalmente si utilizza una soluzione di sodio tiosolfato.  La cosa migliore è di utilizzare contenitori sterili già preparati con questa sostanza.

Come e quanto conservare un campione

I campioni per le analisi microbiologiche devono essere trasportati al laboratorio di analisi nel più breve tempo possibile, massimo 24 ore, e conservati nel mentre  ad una temperatura compresa tra i 2 e 8 °C . Non devono essere esposti a luce visibile o ultravioletta.  Se si utilizzano contenitori in plastica trasparente è bene proteggerli dalla luce solare.

L’utilizzo di queste semplici precauzioni porta ad eliminare una quantità non banale di valori falsi-positivi.  Spesso siamo interpellati in merito alla presenza di poche colonie di Psuedomonas, o con la presenza sporadica di Coliformi, valori che non dipendono dalla qualità dell’acqua erogata ma semplicemente da un non corretta procedura di prelievo.

Per maggiori informazione si può consultare il rapporto Istisan dell’istituto Superiore della Sanita