La manutenzione ordinaria degli erogatori d’acqua potabile trattata : l’uso di biocidi e disinfettanti

24 Gennaio 2023

Il DM 25 del 2012 è sicuramente una pietra miliare nel lungo cammino che ha portato il mondo del trattamento dell’acqua potabile a emergere da un limbo sociale.  I depuratori, i potabilizzatori, come vengono comunemente chiamati, hanno trovato un inquadramento giuridico e normativo importante.  Nei vari obblighi previsti dal decreto e ribadito nelle successive linee guida vi è la dicitura “ questo impianto necessita di regolare manutenzione periodica”  che deve essere apposta su  confezioni e manuali d’uso.

Il legislatore ha posto in chiaro uno degli aspetti fondamentali del trattamento dell’acqua potabile, senza una adeguata manutenzione i benefici del trattamento si perdono e forte è il rischio di peggiorare la qualità dell’acqua erogata.

Inidcare il tipo di sanificante e le procedure di manutenzione devono essere fornite dal dal produttore, devono essere presenti nel manuale d’uso e manutenzione. In assenza si deve operare in maniera autonoma quindi assumendosi le responsabilità. Qi a seguire alcuni spunti per operare in tal senso

Perché è necessaria la manutenzione periodica dei “depuratori”?

Le parti di consumo nel tempo si esauriscono e quindi devono essere cambiate.  Questo è abbastanza ovvio.  Un filtro a Carboni Attivi nel tempo si satura e non ha più capacità adsorbente. Anzi il rischio è che le sostanze “catturate” dalla superfice del carbone possano essere rilasciate a “malloppi”.  La casa costruttrice ha l’obbligo di indicare e garantire la durata di vita sia nel tempo che per i volumi di acqua trattata.  Continuando con gli esempi, stesso discorso per una lampada germicida UV, nel tempo la capacità di emettere radiazioni nelle spettro C  diminuiscono e quindi devono essere sostituire.

Generalmente i filtri per il trattamento dell’acqua potabile lavorano alla rimozione del cloro presente nell’acqua per migliorare le qualità organolettiche, ossia sapore ed odore. 

La “cloro copertura” ossia la presenza di un disinfettante in minime concentrazioni risponde alla necessità di evitare fenomeni di ricrescita microbica nell’acqua di rete.

La crescita microbica nei sistemi di trattamento al punto d’uso è un punto molto delicato.  Fenomeni di retro contaminazione, così come il contatto che elementi esterni, o con acqua di rete con debole concentrazione batterica possono nel tempo mettere a serio rischio la qualità dell’acqua erogata.

Le colonie batteriche che si possono formare le troviamo nelle zone dove l’acqua non scorre, così come annidate nel biofilm.

Una o più analisi dell’acqua erogata dai sistemi di trattamento al punto d’uso sono vivamente consigliate, questo per capire se vi è, nell’impianto una deriva di crescita batterica.

Quale prodotto per la disinfezione è consigliato?

Premesso che andiamo ad intervenire su impianti dove l’acqua in ingresso è già potabile, e che l’attenzione deve essere concentrata su fenomeni di ricrescita e biofilm,  come sempre la risposta altro non può essere che il frutto di un ragionamento esteso che tenga conto di tanti fattori

deve :

  1. avere la capacità di distruggere la carica batterica e microrganismi in genere
  2. rimuovere il Biofilm
  3. essere di facile manipolazione e utilizzo
  4. Non danneggiare le parti a contatto
  5. Non essere pericoloso per la salute umana
  6. Essere Facilmente rimovibile con semplici risciacqui
  7. Avere un costo accettabile

I disinfettanti più utilizzati,  (anche in combinazione)

I composti a base di cloro, come l’acido ipocloroso o il cloro libero, anche se ottimi biocidi hanno due limiti, il primo nella loro scarsa azione di rimozione del biofilm. Nello schema a seguire si vede che una forte azione ossidante reagisce con la strato superficiale protettivo (EPS) del biofilm, non penetrando a fondo. L’azione è sterilizzatrice  della sola parte superficiale, ci fermiamo alla seconda immagine

La seconda ragione sta nella incompatibilità con le membrane osmotiche. Il cloro le rovina in maniera irrimediabile. Da ultimo aggiungiamo per esperienza che la rimozione di odore e sapori dopo l’azione del disinfettante a base di cloro può essere anche lunga

L’acido peracetico, ha un’ottima capacità sia biocida che solvente del biofilm, è fortemente aggressivo e bisogna dosare in maniera sapiente concetrazione e tempo di contatto per evitare pericolosi corrosioni.  Segnaliamo la pericolosità della manipolazione con eventuali vapori tossici.

Il perossido di Idrogeno ha una azione biocida inferiore ai composti di cloro, ma nel contempo ha una buona azione solvente del biofilm. Non aggredisce le membrane osmostiche è di facile risciacquo. Concentrazione e tempo di contatto sono elastici senza creare danno ai componenti.  E’ sicuramente il nostro preferito.

L’ozono è un ottimo biocida, decade rapidamente e quindi è facile la rimozione, ha una buona capacità solvente del biofilm, ma è estremamente corrosivo, e all’interno degli impianti genera composti con le parti a contatto con l’acqua tali da creare problemi di gusto.