PFAS e acqua destinata al consumo umano e loro rimozione
Sono sicuramente nella categoria degli “un inquinati emergeti”. Si conoscono da anni ma possiamo definirli emergenti perchè che con la nuova direttiva recepita dal in Italia dal DL 18 del 2023 sono menzionati esplicitamente con soglie di rischio ben precise.
In tutta Europa, Italia compresa è una continua segnalazione di ritrovamento di concentrazioni che in alcuni casi superano i valori limite. Ad esempio nella zona di Spinetta Marengo (di cui si è occupata di recente la Rai) o nel vicentino, o in Val Susa
Già in passato abbiamo scritto in proposito, alcuni aggiornamenti e precisazioni sono necessari a seguito della normativa recente.
Cosa dice il DL18 del 2023 in merito ai PFAS
Nella nuova normativa non è previsto il controllo di routine ma deve essere fatto quando vi sono indizi che potenzialmente ne indichino la loro presenza, ad esempio lavorazione industriali dove spesso sono stati utilizzati i perfluorati (concerie, utilizzo di schiumogeni, tessile etc..)
L’allegato III al punto 3 definisce i metodi di prova e le famiglie da ricercare mentre l’allegato I definisce i limiti di concentrazione massima ammissibile espressa come somma di PFAS o come PFAS totali).
Merita una rapida lettura quanto predisposto dal Ministero della Salute in merito. Leggi scheda informativa
la rimozione dei PFAS
La rimozione dei PFAS in soluzione nell’acqua è un processo non complicato, ma come sempre non esiste la bacchetta magica.
Il Carbone Attivo si comporta bene, soprattutto quando la sua struttura è composta da meso-pori e micro-pori, ossia una struttura di superfice estesa. I tempo di contatto tra l’acqua e l’inquinante necessita di un tempo non istantaneo, quindi sono sicuramente preferibile sistemi GAC ossia Carbone Attivo in forma Granulare, di qualità e con un diametro il più ampio possibile per abbassare la velocità del fluido ed aumentare il tempo di contatto. Da ultimo va segnalato che nell’ampia famiglia dei PFAS, quelli a catena corta, ossia con struttura molecolare più piccola sono i più difficili da essere catturati dal processo di adsorbimento.
Gli impianti a Osmosi Inversa sono sicuramente efficacie su tutta la gamma dei PFAS. Non è un caso che anni orsono durante l’emergenza PFAS nel Vicentino alcune ASL abbiano dato indicazione favorevole al loro utilizzo in ambito domestico
Le Resine Anioniche si comportano bene, nello scambio ed hanno una efficienza elevata, con riduzioni vicine al 99% ma scontano la complessità impiantistica e il tema della rigenerazione.
Una nota importate a questo breve ricapitolo deve essere dedicata ai fenomeni secondari e alla loro messa in sicurezza. Il trattamento dell’acqua potabile, soprattutto con la rimozione della cloro copertura rendono l’acqua “libera” ma nello stesso tempo fragile. Fenomeni di ricrescita della carica micorbica devono essere sempre tenuti sotto controllo, non è un caso che scongliamo sempre l’utilizzo del solo carbone attivo se non associato a sistemi di contenimento del problema, come l’utilizzo di sali d’argento o membrane a fibra cava.
Seconda nota importante la letteratura scientifica sulla rimozione dei PFAS è ampia e consolidata, ma seguendo il DM25 del 2012 per poter rivendicare l’efficacia di un prodotto o dispositivo serve comunque una analisi di prestazioni presso un laboratorio terzo